sabato 8 dicembre 2012

1001 libri da leggere prima di morire! (#5)


E' una rubrica settimanale del sabato in cui riporterò i 1001 libri da leggere prima di morire secondo Peter Boxall ("1001 libri da leggere prima di morire"), sia mai trovassimo alcuni spunti interessanti!

Titolo: I romanzi cortesi
Autore: Chrétien de Troyes
Pagine: 752

Sotto questo titolo si raccolgono cinque testi di materia cavalleresca vretone atteribuiti a Chrétien de Troyes, poeta francese vissuto nel XII secolo; Ivano o Il cavaliere del leone, Erec e Eneide, Lancillotto o Il cavaliere della carretta, Cligès, Perceval o il racconto del Graal
Ivano e Erec rappresentano il tentativo di conciliare codice cavalleresco e sentimento amoroso, che si realizza nel matrimonio, come dimostrato pure dal personaggio di Cligès. In Lancillotto prevale invece, sul tema dell'amore adultero ben noto fra lui e la regina Ginevra, la ricerca della perfezione eroica perseguita con costante pervicacia e salda convinzione interiore. Infine Perceval, ultimo lavoro di Chrétien, rimasto incompiuto, propone il modello del perfetto paladino votato ai suoi tre sacri doveri: a cavalleria, l'amore e la religione. Il giovane, da rozzo ignorante e selvatico che era cresce fino a maturare un misticismo religioso che viene ben caratterizzato dalla contrapposizione, voluta dall'autore, con il personaggio di Galvano, esemplare di cavaliere mondano attirato dall'avventura per sete d'onore e per acquistare credito presso la dama amata. Questi racconti sono il prodotto compiuto di una fantasia poetica sapeinte, abile nel mescolare efficacemente l'imitazione della tradizione greco-latina con la materia delle chançons de geste, e si può affermare che si sviluppa con Chrétien de Troyes una forma di narrativa cortese matura e raffinata (CIC)
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Titolo: Il Decamerone
Autore: Giovanni Boccaccio
Pagine: 1239

Corre l'anno 1348: la peste devasta, insieme con tutta l'Europa, la ricca città di Firenze, sconvolgendone le consuetudini civili e le strutture sociali. Ecco che un gruppo di dieci giovani, sette fanciulle e tre uomini, fuggono da quell'inferno per rifugiarsi in una villa in campagna, ove intendono ricreare lo stile di vita cittadino rettamente ordinato.
Tale essendo la cornice, lo strumento adottato per lo scopo è la novella, un raccontare a viva voce che si snoda dieci volte per dieci giorni (di qui il titolo di matrice greca). Un "re" della brigata, eletto a turno, fissa l'argomento obbligatorio della giornata, al quale i vari narratori devono attenersi tranne il giovane Dioneo, il cui nome (Dio Nuovo) allude al bisogno di una radicale rifondazione della vita, dopo e contro il disastro della malattia. I fili forti che lehano tutte le vicende possono ricondursi a tre: la fortuna, l'intelligenza, l'amore. La fortuna è un concetto laico, libero cioè da ogni influenza religiosa e ipoteca morale: è un meccanismoregolatore dei fatti umani di per sé neutro e neutrale, per cui tocca all'individuo, dotato di Intelligenza, sfruttare questa sua dote per rivolgere a proprio vantaggio la situazione del tutto occasionale in cui si trova. Al pari della fortuna, anche l'amore è un elemento squisitamente naturale, istintivo e puro, libero da ogni convenzione e quindi sottoposto alle angherie ed ai soprusi provocati dal cosiddetto senso comune del pudore e dal contratto sociale, vedi l'istituto matrimoniale.
Il dato che, pur nella vastissima varietà di personaggi e di situazioni descritte resta costante, è rappresentato dalla determinazione dell'uomo di realizzare il proprio destino solo con l'aiuto delle risorse intellettuali e individuali - un valore portante della classe mercantile, aperta al rischio e all'avventura, prediletta dell'autore. (CIC)
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Titolo: I racconti di Canterbury
Autore: Geoffrey Chaucer
Pagine: 448
Titolo originale: The Canterbury tales

Pubblicata postuma nel 1478, questa raccolta di racconti (due in prosa, il resto in versi) comprende ventuno testi completi più tre incompleti. La cornice che funge da pretesto narrativo è costituita da un viaggio di pellegrini al monumento funebre di Thomas Becket a Canterbury.
Il primo elemento caratterizzante l'opera è la ritrattistica, minuta ed efficace, delle figure dei vari personaggi itineranti, un ricco caleidoscopio delle fasce sociali più diverse; accanto a questo elemento antropologico, troviamo l'invenzione letteraria geniale, in quanto vi sono tutte le forme compositive possibili in forte contrasto tra di loro - la predica religiosa o omelia, la favola con animali di esopica memoria, le leggende edificatrici dei santi e dei martiri, il lai dei giullari bretoni, l'apologo della tradizione classica, la materia del romanzo cortese parodia compresa, i brevi racconti in versi procaci e scurrili noti come fabliaux. L'estrema varietà di tipi umani e la variegata compresenza di generi letterari più disparati sono straordinariamente maneggiate dall'autore, forte della propria competenza in fatto di lingua e in particolar modo di metro poetico.
E' unanimemente riconosciuto dai critici il ruolo primario ricoperto da Chaucer nel riscatto della letteratura di lingua inglese dalla sudditanza nei confronti di quella francese, nel più vasto contesto delle lotte politico-dinastiche che oppongono le corone delle due monarchie nella seconda metà del XIV secolo, periodo in cui visse il nostro autore. (CIC)

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